Quando il miglior maestro
è il compagno di banco
In seguito all'esperienza sui colori e le emozioni, fatta in un laboratorio precedente,
(vedi articolo i colori e le emozioni)
viene letto il libro.
A questo punto inizia l'attività dei grandi insieme ai piccoli.
Si chiama peer tutoring quando un alunno coetaneo o leggermente più grande, aiuta un altro bambino con benefici notevoli per entrambi, sia per l'apprendimento che per la capacità di relazione.
Lavorare insieme
aumenta la motivazione, migliora l'autostima.
I coetanei, spesso, sono
più efficaci nei processi d’apprendimento
perché offrono modelli di problem solving più
semplici e più vicini a chi deve apprenderli.
Il concetto di zona prossimale di sviluppo,
sembra molto
utile per spiegare il notevole vantaggio che gli
allievi hanno dall’interazione con i pari.
Infatti, forniscono, secondo la teoria
di Vygotskij, la possibi-
lità di ridurre il gap esistente
tra le abilità di pro- blem solving possedute in quel momento e le
potenzialità del soggetto.
Il coetaneo con maggiore esperienza “offre” il suo modello di problem
solving
Il bambino grande si sente gratificato e gli piace sentirsi utile, il piccolo affronta le difficoltà dell'attività con piacere perché si sente affiancato.
Rispetto, aiuto, collaborazione, scambio di idee, miglioramento del linguaggio, tutti obiettivi che intercorrono in questa attività.
Ecco uno dei lavori terminati
(vedi articolo i colori e le emozioni)
viene letto il libro.
A questo punto inizia l'attività dei grandi insieme ai piccoli.
Si chiama peer tutoring quando un alunno coetaneo o leggermente più grande, aiuta un altro bambino con benefici notevoli per entrambi, sia per l'apprendimento che per la capacità di relazione.
Lavorare insieme
aumenta la motivazione, migliora l'autostima.
I coetanei, spesso, sono
più efficaci nei processi d’apprendimento
perché offrono modelli di problem solving più
semplici e più vicini a chi deve apprenderli.
Il concetto di zona prossimale di sviluppo,
sembra molto
utile per spiegare il notevole vantaggio che gli
allievi hanno dall’interazione con i pari.
Infatti, forniscono, secondo la teoria
di Vygotskij, la possibi-
lità di ridurre il gap esistente
tra le abilità di pro- blem solving possedute in quel momento e le
potenzialità del soggetto.
Il coetaneo con maggiore esperienza “offre” il suo modello di problem
solving
Il bambino grande si sente gratificato e gli piace sentirsi utile, il piccolo affronta le difficoltà dell'attività con piacere perché si sente affiancato.
Rispetto, aiuto, collaborazione, scambio di idee, miglioramento del linguaggio, tutti obiettivi che intercorrono in questa attività.
Ecco uno dei lavori terminati